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La pesca in barca a vela PDF Stampa E-mail
Indice
La pesca in barca a vela
Come attrezzare la barca
Le attrezzature pescanti
L'azione di traina
Il recupero delle prede
Tutte le pagine

Circola ancora la voce secondo la quale le barche a vela non sarebbero adatte per praticare la pesca sportiva. Niente di più sbagliato! Direi anzi che, per alcuni tipi di pesca dilettantistica mediterranea, la vela è addirittura più funzionale di molti quotatissimi fisherman con doppia e potente motorizzazione. Perché? Perché le barche a vela:

  1. hanno quasi sempre motori ausiliari diesel aspirati di potenza non eccessiva tale cioè da consentire andature lentissime (1-2 nodi) ottimali per la traina costiera con esca naturale, ovvero un po' più sostenute (3-6 nodi) potenzialmente buone per tutti gli altri tipi di traina
  2. durante le crociere, soprattutto se di lungo corso, navigano sovente con o senza motore alla velocità giusta (4 o più nodi) in acque lontane e spesso inesplorate agli effetti del trolling e ove sono possibilissimi incontri entusiasmanti con i pelagici di altura (tonni, alalunghe, aguglie imperiali, ecc.); ovvero in bacini costieri privilegiati (isole e arcipelaghi) ove è tutt'altro che improbabile centrare bersagli di alto pregio sportivo e gastronomico come le palamite combattive e i dentici squisiti
  3. sono in grado di garantire, grazie alla loro opera viva, notevolmente pronunciata, una stabilità senza confronti nell'azione di pesca a bolentino e in drifting; in verità la seconda un po' penalizzata a causa delle sartie che limitano la libertà di movimento e della mancanza del seggiolino da combattimento
  4. salvo poche controindicazioni possono essere agevolmente attrezzate per la pesca, in particolare per la traina.

L'unico handicap, che si aggiunge a quello concernente il drifting al "molto grosso" appena accennato, riguarda i tempi, talvolta eccessivamente lunghi, necessari per raggiungere teatri di pesca molto distanti dalla base di partenza; sennonché questo problema esula dal contenuto del presente articolo che è essenzialmente incentrato sulla traina svolta, senza deviazione alcuna, sulle rotte seguite durante i viaggi di trasferimento. Agli accennati fattori concernenti la validità del mezzo nautico invelato ai fini della pesca, ne va poi sommato un altro, anche esso di segno positivo, attinente agli equipaggi: di norma l'andare a vela in crociera ha come presupposto e come stimolo una particolare forma mentis improntata allo spirito di avventura, alla ricerca di evasione dai paradigmi ricorrenti nella vita di tutti i giorni, al desiderio di scoprire il nuovo in noi stessi e nelle cose più belle che ci offre la natura; e allora possiamo ben dire che questo insieme di sentimenti e di aspirazioni si armonizza pienamente con la pratica della traina che, in definitiva, è anch'essa una proiezione del nostro interiore verso l'insolito e verso l'imprevisto.

Prima di andare avanti con il discorso, penso che sia interessante rievocare un esempio di portata emblematica concernente le crociere mediterranee a largo raggio. Si tratta di questo. Un mio amico, nell'estate di ogni anno, intraprende con la sua barca a vela di 11 metri crociere familiari che lo conducono dal porto di armamento continentale (Fiumicino) alla Sardegna, o alla Corsica, o alle Baleari o ad altre isole che vengono abitualmente circumnavigate per intero. Questo mio amico ha preso l'abitudine di rimorchiare perennemente una sola traina costituita da una canna da 30 libbre, da un mulinello del 9/0, da un cuscino di lenza in dacron da 50 libbre, da 200 yards di filo metallico autoaffondante (monel), da un terminale in nylon dello 0,60 lungo 15 metri e da un'esca artificiale (Rapala) di 13-18 centimetri. Per regola inderogabile a mare ci vanno l'artificiale, il terminale e il monel (40 metri nelle traversate, 100 metri nei peripli costieri). Ebbene, con questa semplice attrezzatura il mio amico riesce spesso ad approvvigionare di pesce fresco la mensa di bordo: primeggiano i tonni di branco e le alalunghe durante le traversate, i dentici e le palamite nel corso delle circumnavigazioni insulari effettuate queste ultime con l'unica accortezza di seguire, nei limiti del possibile, la batimetrica dei -20.



 

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