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La pesca in barca a vela - Pagina 4 PDF Stampa E-mail
Indice
La pesca in barca a vela
Come attrezzare la barca
Le attrezzature pescanti
L'azione di traina
Il recupero delle prede
Tutte le pagine

L'azione di traina

Sia a vela che a motore la nostra azione di traina incontra precisi limiti connessi alla situazione meteorologica.
Orientativamente:

  1. con mare calmo o quasi calmo e vento fino a 6-7 nodi potremo impiegare tre canne;
  2. con mare formato e vento dai 7 ai 15 nodi dovremo scendere a due canne;
  3. con mare ben formato e vento da 15 a 20 nodi il massimo è rappresentato da una sola canna;
  4. oltre questo ultimo limite non si può più trainare. Se pescheremo con più di una traina e non vorremo correre il rischio di ritrovarci con le lenze aggrovigliate fra di loro, dovremo sempre recuperare, quanto meno in parte, le lenze a mare in caso di considerevole variazione di rotta: perciò attenzione ai bordi.

Le frizioni dei mulinelli andranno di regola tarate su valori prossimi alla metà del carico di rottura dell'elemento più debole della lenza. In altura le lenze saranno filate a distanze comprese tra i 15 ed i 40 metri da poppa. Monteremo sia i pesci finti (dai 7 ai 18 cm) sia le piume con testina solida. I terminali di nylon varieranno dallo 0,60 allo 0,90 e saranno lunghi 4 o 5 metri. Non avremo bisogno di usare piombature. Durante le traversate il segnale principe circa la presenza dei predatori in mangianza è rappresentato dai salti degli stessi pesci ovvero dal volo concentrato e frenetico dei gabbiani che volteggiano, picchiano, si tuffano e risalgono senza interruzioni. E' bene perciò tenere sotto attenta osservazione visiva, le acque ed il cielo vicini e lontani; e, non appena individuati detti segni, avvicinarsi quanto più rapidamente è possibile alla zona di mare interessata. Altri indizi di presenza possono essere costituiti dagli stuoli di uccelli (più sono e meglio è) posati "a bagnomaria", ovvero dal bip-bip dell'allarme acustico dell'ecoscandaglio regolato su una profondità di 10-15 metri. Da non trascurare infine i relitti galleggianti alla deriva sotto i quali allignano di solito corpose lampughe. La velocità di traina mediamente più proficua varia dai 5 ai 7 nodi.

A costa i risultati migliori si ottengono facendo viaggiare le esche sotto la mezzacqua o in prossimità del fondo. Traineremo perciò con lenze affondate mediante il monel il quale a 4 nodi (andatura più congeniale nelle acque litoranee) scende di 60 centimetri per ogni decametro immerso ovvero mediante i piombi amovibili; al riguardo è da tener presente come parametro che un piombo fusiforme di 300 grammi rimorchiato a 50 metri da poppa naviga circa 3 metri sotto la superficie. I terminali, in nylon dello 0,50-0,60, saranno lunghi una quindicina di metri. Come esche useremo esclusivamente pesci finti con paletta metallica lunghi dai 7 ai 14 centimetri; è da ricordare, allo scopo di evitare i sempre fastidiosissimi arroccamenti, che i pesci finti hanno un loro autonomo coefficiente di affondamento che varia, in rapporto alle dimensioni dell'esca e sempre all'andatura di 4 nodi, da un minimo di m 2,50 (il 7 centimetri) ad un massimo di m 3,50 (il 14 centimetri).

Le lenze vanno sempre filate a distanze diverse: ad esempio una laterale a 40 metri e l'altra laterale (imbobinata con il monel) a 100 o più metri; la traina centrale, se messa in pesca, sarà portata sempre più a corto e sempre più a fondo delle laterali. Durante le crociere ci sono abitualmente delle tabelle di marcia da rispettare anche in fase di navigazione costiera per gli spostamenti da una località all'altra. Ciò può comportare la convenienza di adottare la tattica escogitata da quell'amico di cui ho parlato prima seguendo costantemente una batimetrica di potenziale validità che, di norma, varia dai 15 ai 20 metri. Questo modus operandi funziona certo meglio quando si viaggia in acque pescose quali sono di solito quelle che contornano le isole e gli arcipelaghi; ma molto meno nei bacini continentali purtroppo molto più poveri perché troppo sfruttati. Comunque, se nel nostro costeggiare ci imbatteremo in fondali particolarmente propizi quali sono di regola quelli rocciosi caratterizzati da cospicui salti batimetrici, nessuno ci vieterà, tabelle di marcia permettendolo, di insistere e persistere in loco.



 

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